Cittadinanza grazie ai nonni e bisnonni italiani

Boom di richieste di cittadinanza italiana dal Brasile: iure sanguinis grazie ai bisnonni italiani

Sono già tantissime le domande provenienti dal Brasile da parte di persone che affermano di avere avi veneti e per questo chiedono la cittadinanza italiana. Molti Comuni della Regione Veneto sono letteralmente inondati da queste continue richieste e la gestione delle stesse sta diventando giorno dopo giorno sempre più complicata.

Come riportato anche dall’agenza Dire, infatti, l’Anci Veneto ha da tempo lanciato questo allarme segnalando le difficoltà di questi comuni veneti. Negli ultimi tempi, infatti, è notevolmente aumentato il numero di domande di riconoscimento della cittadinanza per discendenza da avi italiani – vale a dire la cittadinanza ‘iure sanguinis’ – che sono emigrati all’estero. Questi antenati si sono spostati soprattutto in Sud America, ma anche in Canada e in Australia.

Il Tribunale più in difficoltà in tal senso sembra essere quello di Venezia, come affermato dal presidente della Corte d’Appello della celebre città lagunare, Carlo Citterio. I ricorsi per il riconoscimento della cittadinanza da parte dei brasiliani collegati con l’Italia sono ormai moltissimi: basti pensare che la cifra complessiva di queste richieste supera il numero di tutte le altre cause incamerate dal tribunale veneziano.

Sempre Citterio, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha voluto far notare che questa problematica ha anche un risvolto politico: l’impatto sulla composizione del corpo elettorale non può essere messo in secondo piano, così come quello sul quorum degli elettori e altri dettagli che il presidente della Corte d’Appello di Venezia invita a non trascurare.

Ma cosa serve per presentare questa richiesta di cittadinanza italiana tramite lo iure sanguinis?

Tutto ciò che occorre è poter dimostrare la discendenza dalla persona che era stata originariamente investita dello status di cittadino, ovvero l’avo emigrato.

Al tempo stesso il richiedente deve dimostrare che non ci sono state interruzioni nella trasmissione della cittadinanza, come ad esempio la mancata naturalizzazione straniera dell’avo dante causa prima della nascita del figlio o l’assenza di dichiarazioni di rinuncia alla cittadinanza italiana degli ulteriori discendenti prima della nascita della successiva generazione.

Per ottenere il riconoscimento è necessario dimostrare che la discendenza abbia avuto inizio da un avo italiano e che lo stesso abbia mantenuto la cittadinanza sino alla nascita del discendente (non importa quante generazioni siano passate nel frattempo).

Situazioni che però diventano molto difficili da gestire per i Comuni del Veneto. Nella maggior parte dei casi, infatti, la cittadinanza viene riconosciuta solo in seguito a un’istruttoria consolare o dall’autorità giudiziaria con con ordinanza cui fanno seguito richieste di trascrizione di numerosi atti di stato civile, che in alcuni casi possono riguarda interi nuclei familiari.

Ma non è tutto, perché come fa notare sempre l’Anci veneta bisogna tenere conto anche della corrispondenza con i discendenti – che quasi sempre non parlano italiano – a dir poco difficoltosa. Molto spesso, infatti, le richieste riguardano estratti di atti di stato civile degli avi o ricerche d’archivio con dati insufficienti o imprecisi.

Per quanto riguarda i Comuni veneti, le istanze più numerose sono quelle che provengono dal Brasile.

I richiedenti vogliono ottenere un passaporto italiano perché in questo modo risulterebbe più semplice il transito negli Stati del Nord America e l’ingresso e la libera circolazione nei Paese aderenti all’area Schengen: una mossa che può ovviamente comportare dei vantaggi importanti.

Sempre l’Anci spiega che i richiedenti, non appena ottenuta la cittadinanza, si allontanano dal Comune di residenza godendo dei vantaggi che conferisce la cittadinanza italiana, il tutto senza preoccuparsi in alcun modo dell’incombenza dei procedimenti successivi che rimane a carico dei Comuni.

“Va da sé – prosegue l’Anci veneta – che l’attività procedimentale connessa non si esaurisce con un controllo degli atti già impegnativi che comporta contatti e disamine con avvocati i quali, spesso, inviano documenti incompleti e non rispondenti alle formalità previste per le trascrizioni ma prevede, altresì, ricerche d’archivio, la ricostruzione della genealogia in vari casi di non immediata interpretazione, visti i frequenti cambi di generalità, rettifiche di atti, trascrizione degli stessi, l’apposizione di annotazioni, comunicazioni ai Consolati e agli studi legali a cui vanno aggiunti gli adempimenti anagrafici per iscrizione Aire, di leva ed elettorali e il dispendioso invio di cartoline per le elezioni“.

Il direttore di Anci Veneto, Carlo Rapicavoli, sottolinea come queste difficoltà vadano a pregiudicare il normale funzionamento degli Uffici di Stato civile.

Queste criticità causano inevitabilmente delle ripercussioni sull’esecuzione degli adempimenti dei Servizi demografici, sia in termini di front che di back-office: gli uffici fanno di tutto per provare a rispettare le scadenze ordinarie ed evadere le richieste dei cittadini, che hanno ovviamente un pari diritto al regolare e celere svolgimento delle attività, ma la gestione di queste numerosissime richieste sta diventando sempre più faticosa.

Lascia un commento

error: Content is protected !!